Il Tfr come strumento di finanziamento dei fondi pensione
La riforma della previdenza complementare si fonda sul Tfr, il trattamento di fine rapporto, che è quella parte di retribuzione che il datore di lavoro accantona durante l’attività lavorativa del proprio dipendente e che quest’ultimo riceve al momento della risoluzione del rapporto di lavoro.
Ogni anno il lavoratore accantona una quota di Tfr che si quantifica applicando un divisore fisso (13,5) ad un importo chiamato “retribuzione utile ai fini del Tfr”; siccome quest'ultima si avvicina molto alla retribuzione totale percepita dal dipendente nel corso dell’anno, per semplicità si può affermare che annualmente il dipendente accantona una quota di Tfr pari ad uno stipendio mensile.
Attraverso la destinazione del Tfr maturando alla previdenza complementare si dà la possibilità a tutti i lavoratori di integrare la normale pensione con un trattamento pensionistico aggiuntivo e volontario.
La previdenza complementare si articola sulla base di forme pensionistiche, i cosiddetti fondi pensione, a cui il lavoratore è libero o meno di aderire.
Esistono due tipi di fondi pensione, i fondi aperti e i fondi chiusi: i fondi aperti sono istituiti da soggetti privati come banche o assicurazioni, e raccolgono tutti i soggetti per i quali non esiste un fondo di previdenza chiuso oppure per i soggetti che ritengono non soddisfacente il fondo chiuso a loro disposizione; i fondi chiusi nascono invece dalla contrattazione collettiva e sono riservati a categorie ben definite di soggetti.
Ogni anno il lavoratore accantona una quota di Tfr che si quantifica applicando un divisore fisso (13,5) ad un importo chiamato “retribuzione utile ai fini del Tfr”; siccome quest'ultima si avvicina molto alla retribuzione totale percepita dal dipendente nel corso dell’anno, per semplicità si può affermare che annualmente il dipendente accantona una quota di Tfr pari ad uno stipendio mensile.
Attraverso la destinazione del Tfr maturando alla previdenza complementare si dà la possibilità a tutti i lavoratori di integrare la normale pensione con un trattamento pensionistico aggiuntivo e volontario.
La previdenza complementare si articola sulla base di forme pensionistiche, i cosiddetti fondi pensione, a cui il lavoratore è libero o meno di aderire.
Esistono due tipi di fondi pensione, i fondi aperti e i fondi chiusi: i fondi aperti sono istituiti da soggetti privati come banche o assicurazioni, e raccolgono tutti i soggetti per i quali non esiste un fondo di previdenza chiuso oppure per i soggetti che ritengono non soddisfacente il fondo chiuso a loro disposizione; i fondi chiusi nascono invece dalla contrattazione collettiva e sono riservati a categorie ben definite di soggetti.
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