martedì 3 aprile 2007

I destinatari della riforma e le tipologie dei fondi pensione

L'attuale riforma della previdenza complementare (Dlgs 252/05), entrata in vigore lo scorso 1° gennaio, si rivolge a una platea vastissima di lavoratori (lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, liberi professionisti, ecc.).

Se però restringiamo il campo ai soggetti che sono interessati alla disciplina sul conferimento del trattamento di fine rapporto, che rappresenta poi il punto centrale della riforma, scopriamo che le nuove norme interessano soltanto i lavoratori dipendenti del settore privato, vale a dire i soggetti per i quali viene accantonato, durante l'attività lavorativa, il Tfr.

La riforma previdenziale ha appunto lo scopo di favorire la destinazione del trattamento di fine rapporto ai fondi pensione integrativi, che possono essere di due tipi, chiusi o aperti:

- i fondi chiusi o negoziali (art. 3 del Dlgs 252/05) sono istituiti da organismi collettivi, come ad esempio i sindacati, sono destinati ai soggetti che da tali organismi sono rappresentati e si dividono in fondi aziendali (se costituiti in una singola azienda), fondi di categoria (se interessano categorie di lavoratori) e fondi territoriali (se creati per raggruppamenti territoriali);

- i fondi aperti (art. 12 del Dlgs 252/05) sono istituiti e gestiti direttamente da enti autorizzati alla gestione patrimoniale, come ad esempio le banche o le assicurazioni, e ad essi può aderire chiunque.

Infine esistono le forme pensionistiche individuali (art. 13 del Dlgs 252/05), che sono forme di risparmio individuali realizzate mediante l'adesione a fondi pensione aperti oppure mediante contratti di assicurazione sulla vita stipulati con imprese di assicurazione; come nel caso dei fondi aperti, anche alle forme pensionistiche individuali può accedere qualunque soggetto.

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