venerdì 7 dicembre 2007

La pulizia degli abiti da lavoro spetta al datore e non al lavoratore

Chi si deve occupare della pulizia degli indumenti di lavoro? I lavoratori stessi o il datore?

La Corte di cassazione si è recentemente pronunciata sull'argomento perché investita di un caso riguardante la richiesta di alcuni lavoratori, addetti alla pulizia delle strade e al ritiro dei rifiuti solidi, di essere remunerati per il tempo impiegato per il lavaggio degli abiti da lavoro e per le relative spese.

Nella sentenza n. 18573 del 4 settembre scorso, i giudici della Suprema Corte hanno innanzitutto chiarito che la divisa fornita dall'azienda a questi lavoratori è a tutti gli effetti un dispositivo di protezione individuale: a norma dell'art. 40 del Dlgs 626/94, per dispositivo di protezione individuale si intende "qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo".

Il datore di lavoro ha quindi l'obbligo di mantenere le divise in efficienza, "assicurandone - scrivono i giudici nella sentenza - le condizioni di igiene mediante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni necessarie".

Qualsiasi norma del contratto collettivo che delega ai lavoratori l'onere della pulizia degli abiti da lavoro va considerata nulla per contrasto con norme imperative, e i lavoratori che hanno lavato a casa i loro indumenti di lavoro devono essere retributi per l'attività prestata e hanno anche diritto al rimborso delle relative spese sostenute.

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