Se il mobbing viene accertato la tutela è piena
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Lo scorso anno la Corte di cassazione (sentenza n. 4774 del 6 marzo 2006) ha contribuito alla ricerca di una valida definizione di mobbing spiegando che, per estrinsecarsi, tale fenomeno deve risultare da uno o più comportamenti non estemporanei del datore di lavoro, i quali si sviluppino nel tempo e abbiano natura tale da comportare una lesione dell’integrità fisica e della personalità morale del lavoratore.
Le vittime di mobbing (cd. "mobbizzati") possono essere non solo lavoratori di grado e qualifica medio-bassi, ma anche dirigenti. Il 23 novembre 2006 il Tribunale di Torino ha infatti condannato per mobbing un dirigente scolastico per aver vessato una sua subordinata, anch'ella dirigente.
Durante il processo è stato accertato che il "mobber" (colui che mobbizza) aveva stabilito con la lavoratrice mobbizzata un rapporto patologico, denigrando il suo operato in pubblico, screditandone la professionalità, sottoponendola a controlli ingiustificati, contestandole la legittima partecipazione ai consigli d'istituto e altro ancora.
Il verdetto dei giudici di Torino ha tutelato pienamente la vittima, riconoscendole 8mila euro a titolo di danno esistenziale, quasi 5mila euro per danno biologico e, a causa dell'omessa tutela da parte dell'amministrazione scolastica, più di 2mila euro per danni morali.
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