Un'assenza ingiustificata non significa che il lavoratore vuole dimettersi
Se un lavoratore si assenta dal posto di lavoro e il giorno successivo non dà notizie di sè, il datore di lavoro può considerare questa assenza come manifestazione della sua volontà di dimettersi?
Il 2 aprile 2001 un lavoratore è stato colto da malore e per questo si è assentato dal luogo di lavoro; il giorno dopo è rimasto a casa senza darne notizia all'azienda e, quando il 4 aprile è tornato al lavoro presentando il certificato medico, il datore di lavoro gli ha comunicato che prendeva atto delle sue dimissioni rassegnate in data 2 aprile.
A questo punto il lavoratore, che col suo comportamento non aveva certo inteso rassegnare le dimissioni, ha adito il Tribunale di Padova perché la presa d'atto dell'azienda fosse riconosciuta come licenziamento vero e proprio.
Il Tribunale di Padova, nella sentenza n. 427 del 27 ottobre 2006, ha dato ragione al lavoratore, giudicando inesistenti le dimissioni e considerando il rapporto di lavoro concluso per licenziamento disciplinare. Benché in un rapporto di lavoro le dimissioni per facta concludentia (comportamenti concludenti) siano possibili, in questo caso l'assenza ingiustificata non dà la necessaria certezza che il lavoratore volesse, col suo comportamento, risolvere il rapporto di lavoro.
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