Apprendistato professionalizzante: critica ad un contratto nato male
Il contratto di apprendistato professionalizzante doveva rappresentare, secondo gli autori della legge Biagi (Dlgs 276/03), uno dei fiori all'occhiello della nuova contrattualistica del mondo del lavoro. L'idea che ispirò i giuslavoristi nella redazione dell'art. 49 del Dlgs 276/03 era di mettere in piedi un contratto a causa mista, dove al lavoro si alterna la formazione, che fosse modellato in funzione del mestiere che l'apprendista andava a conseguire.
Per raggiungere questo scopo, si pensò che il modo migliore fosse quello di rendere responsabili della parte formativa (ma non solo) più soggetti giuridici: oltre allo Stato, estensore della legge, anche le Regioni, le parti sociali e gli enti bilaterali. L'idea, in sostanza, era che un'azienda, per poter stipulare un contratto di apprendistato professionalizzante con un giovane, avrebbe dovuto far riferimento al contratto collettivo per i contenuti e alla legge regionale per i profili formativi.
Si fecero però i conti senza l'oste, visto che nei 2 anni successivi all'entrata in vigore della legge Biagi solo pochissime Regioni introdussero l'apprendistato professionalizzante all'interno della propria normativa. Lo Stato corse quindi ai ripari e si decise, in assenza di una legge regionale, di consentire lo stesso ai datori di lavoro di stipulare l'apprendistato professionalizzante a patto che il loro Ccnl, nel disciplinare questo nuovo contratto, ne avesse regolamentato la formazione secondo prassi già esistenti o in base a regole codificate dall'Isfol (un altro ente ancora).
Tutto risolto? Nient'affatto. C'è da registrare che a tutt'oggi la formazione esterna, quella cioè che va svolta fuori dall'azienda, è impraticabile a causa dell'assenza di enti di formazione accreditati; in più le procedure di formazione, sia dell'apprendista sia del tutor, sono talmente articolate che spesso i datori di lavoro non scelgono la via dell'apprendistato professionalizzante per paura di andare incontro a vertenze con i lavoratori o con gli organismi di vigilanza.
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